Portare un artista in mostra per la sua prima personale non è un’esperienza facile, comporta mille spiegazioni su ogni dettaglio che a volte sembra più che scontato. Ma c’è chi fa il curatore e c’è chi fa la fumettista e Valo si occupa di altro, e leggendo il suo graphic novel si può ben intuire che ha altri ragionamenti da seguire.
Ma è ancora più difficile intervistare chi hai portato in mostra. Io e lei sappiamo tutto del progetto e chi mi legge qui no. Quindi abbiamo cercato di fare una chiacchierata per iscritto su questo progetto che a Latina è arrivato in seconda istanza, perché lavorare tanto su un’esposizione significa anche volerla portare in giro.
Invitaci nel tuo mondo aprici le porte di Amebò.
Cronache di Amebò contiene dieci storie brevi che raccontano le vicende degli abitanti di questo mondo alle prese con mostri, assassini terrestri, tesori da scoprire, amori buttati in pozzi tossici e tanto altro.
Alcuni di loro in più fanno da collante tra una storia e l’altra per lo sviluppo di una trama orizzontale che raccoglie per strada tutti trascinandoli verso un finale alquanto bizzarro ed esplosivo che vede la rivalsa di una paperolla gigante molto arrabbiata.
Il pianeta Amebò non ha pretese verso chi viene a conoscenza di questo mondo se non quella di lasciare a casa l’incontrollabile voglia di voler comprendere tutto.
Sicuramente è un mondo nonsense, sconclusionato, pazzo e divertente perché come canta il Dottor Trap “fatti un giro con me e non chiederti perché”. In Amebò la cosa migliore da fare è entrare, seguire le vicende dei personaggi e divertirsi con loro o prenderli in giro per le loro idiozie, anche quando vincono i momenti di sconforto, comunque contornati da momenti ironici che non ti permettono di rattristarti.
Cos’è una cronaca in un fumetto?
In Amebò utilizzo la cronaca per intrecciare storie.
Se si crea un mondo intero è giusto dare importanza, a mio parere, ai vari elementi che lo compongono senza soffermarsi sul racconto delle gesta di un solo protagonista, ma sul viaggio che qualunque abitante compie sul pianeta. Ovviamente Io ho raccontato solo le avventure di alcuni di questi abitanti e quindi i protagonisti del fumetto. Ma in ogni storia ci sono tante comparse di personaggi secondari e nello stesso momento in cui Zibaude scappa da Sailor Serp o Ugo è alla ricerca dell’assassino, uno di questi strani tizi che ogni tanto compaiono, sta vivendo la sua storia al di là del mio racconto che offro al fruitore.
Le centosettanta pagine in realtà contengono un mondo ancora più grande, un po’ come la borsa di Mary Poppins. Un metodo che mi permette di poter creare infinite storie che si mischiano e si ridisegnano un po’ anche per automatismo senza il mio intervento.
Che differenza c’è tra le nuovi correnti del graphic-novel in Italia e come guardi i processi editoriali all’estero?
Be’ sinceramente non sono espertissima su questo argomento perché il più delle volte mi dedico semplicemente a creare quello che ho in testa, però posso affermare che senza l’esistenza di una casa editrice come Eris il mio fumetto probabilmente non esisterebbe e dunque devo molto alla loro linea stilistica basata su libertà d’espressione qualità e ricerca di personalità nello stile. Credo comunque che ad oggi abbiamo in Italia abbastanza case editrici che possono accogliere vari tipi di fumetto e rispecchiare i gusti di un pubblico più variegato rispetto magari a un po’ di anni fa in cui eravamo saturi di albi bonelliani che facevano compagnia a chi era abituato ad avere il suo fumetto settimanale comprato in edicola. Che sia un’autobiografia, un romanzo grafico, una storia di avventura, un racconto nonsense o altro, oggi abbiamo case editrici che ci danno la possibilità di poter raccontare queste storie nel modo più autoriale e personale possibile.
All’estero tutti questi passaggi credo siano un po’ più veloci, difatti quello che avviene in Italia, negli altri paesi probabilmente è già avvenuto.
Jessie Jacobs, Simon Hanselmann, Charles Forsman, Charles Burns, Ed Piskor, Chris Ware, sono i nomi di alcuni dei miei fumettisti preferiti non italiani. Il mio gusto ha sempre virato un po’ verso lo stile underground americano come quello di Ed Piskor che con il suo Hip Hop Family Tree ci racconta la storia dell’hip hop dalla sua nascita.
Oppure ricordo che la prima volta che ho girato per lo stand Eris sono stata subito attratta da Safari Honeymoon di Jacobs, fumettista canadese, con uno stile pazzesco e unico, ed è proprio in quel momento che ho pensato che con il fumetto avrei potuto veramente liberare la mia personalità creativa.
Questa è la tua prima mostra personale, io so come abbiamo lavorato, ma vorrei che raccontassi tu tutto il progetto, come si sviluppa la mostra di una fumettista?
Ho scoperto che non è così facile fare una mostra di un fumetto ma è molto gratificante perché si riesce a dare importanza alle singole tavole, e il visitatore può notare particolari che magari nel fumetto non nota.
Per prima cosa assieme a te, la curatrice e alla titolare della libreria Risma Bookshop, che ha ospitato la prima tappa della mostra, abbiamo deciso la linea da seguire, ossia il Mondo di Amebò che si allarga e va avanti a ospitare nuove storie, quindi il passaggio dal vecchio al nuovo. Abbiamo pensato di mostrare le tavole più iconiche del fumetto e le prove di stampa serigrafiche del nuovo fumetto che sto sviluppando con Bauci Press, Gattonde e Paperolla: Prova a prendermi, spin off di Cronache di Amebò realizzato in serigrafia a quattro colori. In più ho creato un paio di sculture in fimo dei personaggi di Amebò più le shopper serigrafate con Paperolla.
Abbiamo allestito la libreria di Risma equilibrando colori e spazio disponibile per dare la possibilità al visitatore di entrare un po’ nel mio mondo strampalato. Non nego che continuare a portare in giro i miei personaggi mi piace molto e chissà magari un giorno sarebbe bello riuscire a creare qualcosa di più grande e complesso.